Deriva dei Continenti

24.03.2022

Prima del 1960, la maggior parte dei geologi era convinta che i continenti fossero stazionari. Solo pochi sostenevano l'idea che i continenti si fossero mossi (deriva dei continenti), ma erano accusati dalla maggioranza di essere sostenitori di teorie pseudoscientifiche e fantasiose.

Oggi quell'opinione è cambiata totalmente: la tettonica delle placche e la deriva dei continenti rappresentano la teoria dominante. (E' interessante notare che fu un creazionista , Antonio Snider, che per primo nel 1859, propose un movimento orizzontale catastrofico dei continenti durante il Diluvio descritto nel libro della Genesi. Il pensiero di Snider fu influenzato da quanto scritto in Genesi 1:9-10 in riferimento ai mari raccolti in un unico luogo, il che implicherebbe l'esistenza di una massa terrestre unica).

I geologi presentano diversi elementi a sostegno della convinzione che i continenti fossero un tempo uniti e che si siano separati in un secondo momento, Tra questi vi sono:

  • La forma dei continenti, che combaciano "a mosaico".
  • La correlazione tra tipologie di fossili in bacini oceanici diversi.
  • Un motivo zebrato di inversioni magnetiche parallelo alle dorsali medio-oceaniche, nella roccia vulcanica formata lungo le faglie, che suggerisce che il fondale marino si sia espanso lungo le faglie. 
  • Osservazioni sismiche interpretate a indicare placche di fondali oceanici precedenti che ora si trovano all'interno del mantello terrestre.

La teoria attuale che incorpora l'espansione dei fondali oceanici e la deriva dei continenti viene definita "tettonica delle placche".

La tettonica delle placche

Si possono così riassumere i principi generali della teoria della tettonica delle placche: la superficie terrestre è composta da un mosaico di placche rigide, ognuna delle quali si muove relativamente alle placche adiacenti. Ai bordi delle placche avvengono deformazioni secondo tre tipologie di movimento orizzontale: estensione (o spaccatura, separazione), faglie trasformi (scorrimenti orizzontali lungo la linea di faglia) e compressione tramite subduzione (scorrimento di una placca al di sotto di un'altra).

  1. L'estensione avviene quando il fondale oceanico si separa nei rift o spaccature.
  2. Il fenomeno delle faglie trasformi si verifica laddove una placca scorre orizzontalmente rispetto a un'altra (ad  esempio, la faglia di Sant'Andrea in California).
  3. La deformazione per compressione si verifica quando una placca scorre sotto un'altra placca (subduzione), ad esempio la Placca Pacifica al di sotto del Giappone o la Placca delle Cocos al di sotto dell'America Centrale. Si verifica anche quando due placche continentali entrano in collisione e formano una catena montuosa, come per esempio nello scontro tra la Placca Indo-australiana e quella Euroasiatica che ha dato vita alla catena dell'Himalaya. Nelle regioni di subduzione spesso si trovano dei vulcani.

Espansione del fondale oceanico

Un argomento proposto a favore della tettonica delle placche è l'espansione del fondale oceanico. Nei bacini oceanici, lungo le dorsali medio-oceaniche, i dati sembrano indicare che le placche stiano divergendo cioè separando, con la presenza di materiale fuso proveniente dal mantello che risale nello spazio tra le placche e si raffredda, formando nuove aree di crosta sul fondale oceanico. La crosta più giovane si trova in prossimità dell'asse della dorsale, mentre le rocce più vecchie sono situate a distanza progressivamente maggiore dall'asse. Attualmente si stima che, in tutto il mondo, circa 20 chilometri cubi di magma fuso risalgano ogni anno per creare nuova crosta oceanica.

Mentre si raffreddano, alcuni dei minerali delle rocce acquistano magnetismo dal campo magnetico terrestre, registrando l'orientamento del campo magnetico in quel momento. Da diverse osservazioni si evince che il campo magnetico della Terra ha subito un'inversione diverse volte nel passato. Pertanto, durante il raffreddamento, parte della crosta oceanica si è magnetizzata in una direzione inversa. Se l'espansione del fondale oceanico avvenisse in maniera continua, il fondale dovrebbe contenere una "registrazione" magnetica uniforme delle inversioni. E infatti, l'andamento zebrato delle "anomalie magnetiche" lineari, parallelo alla dorsale medio-oceanica è stato registrato in molte aree.

Problemi legati all'ipotesi di una tettonica delle placche "lenta e graduale"

Le trivellazioni attraverso il basalto adiacente le dorsali hanno mostrato che l'andamento regolare registrato facendo passare un magnetometro sopra la dorsale non viene riscontrato quando la roccia viene effettivamente campionata. La polarità magnetica cambia nei frammenti estratti, senza mostrare un andamento costante in proporzione alla profondità. Questo fenomeno sembrerebbe indicare una formazione rapida del basalto, insieme a rapide inversioni del campo magnetico e non una formazione lenta e graduale con lente inversioni di campo magnetico, come quella supposta dai sostenitori della teoria dell'uniformitarismo.

Il Dot. Russel Humphreys, fisico, suggerì che delle inversioni così rapide potrebbero essersi verificate durante il Diluvio Universale ai tempi di Noè. Prove a sostegno di rapide inversioni del campo magnetico vennero poi riscontrate da ricercatori autorevoli come Coe e Prevot. Ulteriori ricerche mostrarono che le inversioni magnetiche erano "straordinariamente rapide".

Un'interpretazione biblica

Le osservazioni indicano che i continenti si sono separati nel passato, ma la presunta velocità attuale di allontanamento dei continenti (2-15 cm all'anno) si può applicare anche al passato? Il presente è davvero la chiave giusta per interpretare il passato, come affermano i sostenitori dell'uniformitarismo?

Una tale applicazione significherebbe che un bacino oceanico o una catena montuosa impiegherebbero circa cento milioni di anni per formarsi. La Bibbia non parla direttamente di deriva continentale e di tettonica delle placche, ma se i continenti un tempo erano tutti uniti, come suggerisce Genesi 1:9-10 e oggi sono separati, come possiamo conciliare questi fatti con una visione biblica della geologia avente una durata soltanto di alcune migliaia di anni?

Il Dot. John Baumgardner, ha utilizzato dei supercomputer per modellare i processi all'interno del mantello della Terra al fine di mostrare che i movimenti delle placche tettoniche potrebbero essere avvenuti in maniera molto rapida e "spontanea". Questo concetto è conosciuto come "tettonica delle placche di tipo catastrofico". A Baumgardner, scienziato creazionista, è stato riconosciuto di aver sviluppato il miglior modello 3d della tettonica delle placche.

Tettonica delle placche di tipo catastrofico

Il modello proposto da Baumgardner prevede inizialmente un supercontinente antecedente al Diluvio (cfr Genesi 1:9) e un fondale oceanico composto di rocce dense.

Alcuni studiosi hanno suggerito che i continenti si siano separati per raggiungere le posizioni attuali nel periodo della Torre di Babele, in quanto Genesi 10:25 dice che ai giorni di Peleg "la terra fu spartita" o secondo altre traduzioni "divisa". Tuttavia, la parola ebraica tradotta "terra" può anche far riferimento alle persone (popoli) divise in seguito alla Torre di Babele. Inoltre, la brevità temporale implicita in questa teoria comporterebbe enormi difficoltà nello spiegare il meccanismo di dissipazione dell'energia termica generata, senza contare la distruzione della superficie terrestre che risulterebbe da un movimento rapido dei continenti. Ne sarebbe risultata una catastrofe globale paragonabile allo stesso Diluvio Universale.

Tornado al modello proposto dal Dot. Baumgardner, il processo inizia quando questo fondale oceanico denso e freddo comincia a sprofondare nel mantello sottostante, soffice e meno denso. L'attrito provocato da questo movimento genera calore, causando un ammorbidimento del materiale adiacente al mantello, rendendolo meno resistente all'affondamento del fondale oceanico. I margini affondano più velocemente, trascinando con sè il resto del fondale oceanico, con un movimento simile a quello di un nastro trasportatore. Con l'aumentare della velocità aumentano sia l'attrito che il calore nel mantello circostante, riducendone ulteriormente la resistenza, in modo che il fondale si muova ancor più velocemente. Al suo culmine, questa incontrollabile instabilità termica avrebbe portato ad una subduzione con una velocità di diversi metri al secondo (subduzione rapida).

Il fondale oceanico che sprofondava avrebbe occupato il posto del materiale del mantello, dando vita a movimenti su ampia scala in tutto il mantello. Tuttavia, mentre il fondale sprofondava ed andava in subduzione in prossimità dei margini del supercontinente pre-diluviano, in altre zone la crosta terrestre avrebbe subito una tensione tale da provocare delle spaccature (rift), andando a rompere sia il supercontinente pre-diluviano che il fondale oceanico. 

In questo modo le zone di espansione della crosta si sarebbero estese rapidamente lungo le spaccature nel fondale oceanico per circa 10.00 km laddove la separazione stava avendo luogo. Il materiale mantellico caldo, sostituito dalle placche in subduzione, sarebbe sgorgato, salendo in superficie lungo queste zone di espansione. Sul fondale oceanico questo materiale mantellico caldo avrebbe fatto evaporare una quantità enorme di acqua oceanica, producendo geyser di vapore ad altissima temperatura (forse "le fonti del grande abisso"? cfr Genesi 7:11, 8:2).

Questo vapore si sarebbe poi disperso, condensandosi nell'atmosfera, per ritornare nuovamente sulla Terra sotto forma di un'intensa pioggia a livello globale ("le cataratte del cielo si aprirono"? cfr Genesi 7:11). Ciò potrebbe spiegare il fatto che le piogge persistettero per 40 giorni e 40 notti (Genesi 7:12).


 Basandosi sulla tettonica delle placche di tipo catastrofico e sul Diluvio Universale, questo modello di storia della Terra sviluppato da Baumgardner permette di spiegare una maggiore quantità di dati geologici rispetto al modello convenzionale di tettonica delle placche che prevede milioni di anni.

Ad esempio, la rapida subduzione nel mantello del fondale oceanico esistente prima del Diluvio porta alla formazione di un nuovo fondale oceanico estremamente più caldo. Essendo più caldo, il nuovo fondale oceanico è di minore densità e quindi si eleva di 1000/2000 metri rispetto a prima, portando ad un notevole innalzamento  del livello del mare su tutta la Terra. Questo innalzamento del mare porta a un'inondazione delle superfici continentali e rende possibile la sedimentazione di ampie aree. Il Grand Canyon offre una spettacolare opportunità di esaminare il carattere a strati di questi depositi sedimentari che in molti casi continuano ininterrottamente per più di 1000 km.

La tettonica delle placche di tipo uniformitario (lenta e graduale) non può dare una spiegazione a delle sequenze di sedimenti continentali così spesse e con un'estensione orizzontale così vasta. Inoltre, la rapida subduzione del fondale oceanico pre-diluviano più freddo all'interno del mantello avrebbe portato ad un aumento della circolazione di rocce fluide e viscose all'interno del mantello. Questo flusso avrebbe alterato le temperature al confine tra nucleo e mantello (ora più fredda), portando ad una notevole accelerazione della convenzione e della perdita di calore dal nucleo stesso.

Il modello suggerisce che, con queste condizioni di convenzione accelerata nel nucleo, si sarebbero verificate rapide inversioni geomagnetiche. Queste si sarebbero a loro volta manifestate sulla superficie terrestre e sarebbero state registrate nelle cosiddette bande magnetiche. Tuttavia, queste risulterebbero disomogenee ed irregolari, sia lateralmente che in profondità, proprio come indicano i dati, anche secondo gli scienziati dell'uniformitarismo.

Questo modello fornisce un meccanismo in grado di spiegare come le placche abbiano potuto spostarsi in maniera relativamente rapida (nel giro di mesi) sopra il mantello e successivamente andare in subduzione. Esso prevede inoltre il fatto che il movimento tra placche oggi sarebbe sarebbe inesistente o molto lieve, in quanto il movimento stesso si sarebbe interrotto quando l'intero fondale oceanico precedente il Diluvio era andato in subduzione. Questo ci porterebbe ad aspettarci che le fosse oceaniche adiacenti le zone di subduzione siano ancora oggi piene di sedimenti risalenti all'ultima fase del Diluvio e dopo di esso, esattamente come è possibile osservare.


Il modello di Baumgardner prevede che, siccome questa subduzione termica rapida si è verificata in un periodo relativamente recente, ovvero durante il Diluvio (circa 4500 anni fa), ne consegue che quelle lastre non avrebbero avuto sufficiente tempo per essere completamente assimilate all'interno del mantello circostante. Pertanto, dovrebbe essere possibile oggi trovare delle tracce di quelle lastre al di sopra del confine tra mantello e nucleo. Di fatto, in seguito ad alcuni studi sismici, sono emersi dei ritrovamenti di tali lastre relativamente fredde e non assimilate.

Inoltre, questo modello fornisce una spiegazione per come le acque del Diluvio si siano ritirate. Il Salmo 104:6-7 potrebbe essere una descrizione del ritirarsi delle acque che avevano raggiunto un livello superiore a quello delle montagne ("i monti sorsero e le valli si abbassarono"), il che sarebbe compatibile con dei movimenti terrestri in senso verticale verificatisi al termine del Diluvio, in contrasto con dei movimenti di tipo orizzontale durante la fase di espansione.

Le collisioni delle placche avrebbero spinto le montagne verso l'alto, mentre il raffreddamento del nuovo fondale oceanico ne avrebbe accresciuto la densità, portandolo ad affondare e di conseguenza ad aumentare la profondità dei nuovi bacini oceanici per ricevere le acque del Diluvio che si stavano ritirando. Potrebbe essere significativo il fatto che le "montagne dell'Ararat" (Genesi 8:4), il luogo dove l'Arca si sarebbe fermata dopo il centociquantesimo giorno del Diluvio, si trovano in una regione attiva dal punto di vista tettonico in corrispondenza del punto di convergenza di tre placche crostali.

Se si considera un movimento di uno o due centimetri all'anno e lo si estrapola in maniera costante nel passato, come fanno i sostenitori dell'uniformitarismo, ne consegue che il loro modello convenzionale di tettonica delle placche  ha un potere esplicativo limitato. Anche se si considerasse una velocità di 10cm/anno, sarebbe discutibile che le forze scaturite dalla collisone fra la placca indo-australiana e quella Euroasiatica avrebbero potuto essere sufficienti a spingere verso l'alto la catena dell'Himalaya. Invece, la tettonica delle placche di tipo catastrofico, inserita nel contesto del Diluvio, può dare una spiegazione al modo in cui le placche  abbiano potuto superare l'attrito viscoso del mantello terrestre per un breve periodo a causa dell'enormità delle forze catastrofiche in atto, seguito da un piccolo rallentamento fino a raggiungere le velocità a cui si muovono al presente.

[Tratto dal libro "Il libro delle risposte sulla creazione"]


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